ENPAP: AltraPsicologia vota contro l’istituzione del gruppo di lavoro sulle Pari Opportunità

ENPAP conta tra i suoi iscritti quasi l’84% di donne, un dato già sufficiente per pensare all’urgenza di informare di conseguenza azioni, iniziative, provvedimenti.

Eppure che questo non è un tema da prendere sottogamba lo sappiamo:

  • ce lo dicono le priorità dell’Agenda EU 2030  sullo sviluppo sostenibile (https://www.un.org/sustainabledevelopment/gender-equality/), sottoscritta il 25 settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite (tra cui l’Italia), e approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU, che ha come Obiettivo n. 5 il raggiungimento dell’uguaglianza di genere e dell’empowerment di tutte le donne e le ragazze;
  • ce lo ricordano le indicazioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (https://www.mef.gov.it/focus/Le-diseguaglianze-di-genere-in-Italia-e-il-potenziale-contributo-del-PNRR-per-ridurle/);
  • ce lo dice la Legge n.162 del 5 novembre 2021 di modifica del Decreto Legislativo 11 aprile 2006, n.198 Codice delle pari opportunità tra uomo e donna, a norma dell’articolo 6 della legge 28 novembre 2005, n.246. (Gazzetta Ufficiale n.125 del 31-5-2006 – Suppl. Ordinario n.133) ponendosi l’obiettivo di colmare i gap attualmente esistenti nonché incorporare il nuovo paradigma relativo alla parità di genere nel DNA delle organizzazioni.

Serve altro? Facciamo la nostra parte!

Abbiamo chiesto allora al CIG, come Gruppo Agire per ENPAP, di istituire un Gruppo di lavoro sul tema delle Pari Opportunità, al fine di indirizzare il Cda nelle scelte politiche sui temi dell’assistenza e della previdenza delle iscritte dell’Ente (questo naturalmente in linea con l’art.7 dello Statuto 4 del funzionamento del CIG: “Spetta al Consiglio di indirizzo generale: a) determinare gli obiettivi generali della previdenza della categoria; b) individuare tra le forme di assistenza consentite quelle effettivamente da realizzare […]”).

AltraPsicologia vota contro il GdL

Il gruppo di AltraPsicologia a governo dell’ENPAP vota contro l’istituzione del Gruppo di Lavoro da noi richiesto e decide di delegare il lavoro sui temi delle PO all’interno del già esistente Gruppo di lavoro sulla Previdenza.

Perché privare i temi delle Pari Opportunità, che sono trasversali a tutte le iniziative (di assistenza, di previdenza, di investimento etc.) dell’ENPAP, di un dovuto spazio?

Quando glielo chiediamo AltraPsicologia non sa bene come rispondere e, come purtroppo sempre succede, invece di rispondere sul contenuto, si sposta sulla forma: “Ognuno ha il diritto di avere le sue opinioni“.  Eh, già: come se, in fondo, anche i drammatici dati sulla condizione femminile non fossero altro che un’opinione.

Abbiamo chiesto l’istituzione di un Gruppo sulle Pari Opportunità ad un ENPAP che incarna bene proprio l’urgenza di cui parliamo, con una direzione al maschile (il direttore amministrativo è un uomo, il CDA è composto da quattro uomini e una donna) e con al contempo più di 60mila iscritte all’Enteuna maggioranza che abbiamo la responsabilità di rappresentare e, in primis, di cui dobbiamo ascoltare le necessità.

Come si ascoltano le necessità?

Un esempio: nel 2020 hanno fatto richiesta di maternità il 3,46% delle iscritte, dato che si mantiene stabile negli anni con minime oscillazioni. Di che ha bisogno, nel frattempo, il restante 96%? Non sarebbe forse compito nostro occuparcene, introducendo azioni e misure adeguate alle necessità delle donne di oggi?

Già una prima ricognizione di cui il Gruppo di Lavoro potrebbe occuparsi.

Ma d’altronde abbiamo visto che per AltraPsicologia l’interesse verso le iscritte è scarso, oppure, a pensarci bene, semplicemente forse scarseggiano gli strumenti a disposizione per dare un senso ai dati: riportiamo l’esatta verbalizzazione espressa da una consigliera della maggioranza “Si evidenzia come andando avanti con gli anni sia gli psicologi che le psicologhe, maturando, riescono a guadagnare di più però permane un divario di reddito tra le psicologhe e gli psicologi che poi va assottigliandosi con l’età per cui dopo i 60 anni, forse perché si è un po’ più libere da impegni familiari, le psicologhe recuperano oppure possiamo dire che i maschi “decadono” […] osservando un altro dato relativo alle pensioni potremmo aver balzo di gioia perché le donne hanno una pensione ai superstiti con un importo più alto stranamente, ma in questo caso si parla di donne che sono sopravvissute perché il morto è lo psicologo ovviamente”.

Se la forma utilizzata di commenta da sola, il contenuto ci lascia esterrefatti: in sintesi sembrerebbe che la parità di genere sia un tema affrontato molto superficialmente anche dal punto di vista assistenziale, visto che sappiamo che ad occuparsi dei figli sono più le Psicologhe ma ci sarebbe quasi la buona notizia che verso i sessant’anni, quando i figli saranno cresciuti, potranno raggiungere la tanto agognata parità reddituale!

Mentre, nello sfortunato caso che i buchi contributivi siano stati troppo ampi nel corso della loro vita lavorativa, possono sempre contare sulla pensione di reversibilità del marito defunto. Una prospettiva che ci rasserena.

Insomma, questa maggioranza (quasi l’84% delle iscritte, sottolineiamo ancora), AP sceglie di tenerla silente, forse perchè, parafrasando, ignorantia dati non excusat, ma solo se quel dato sai come guardarlo o anche solo ti interessa farlo.

È un soffitto di cristallo che ritorna: non pensare che un contenitore per le Pari Opportunità sia una necessità e un’urgenza è il modo migliore per mantenere lo status quo. Che poi, donne, vi diamo la maternità: ma cosa volete di più?

Continueremo a insistere sull’importanza dei temi legati alle Pari Opportunità di genere.
La strada da fare, purtroppo, è ancora lunga.

Ilaria M.A Benzi
Agire per ENPAP